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"In un percorso di luoghi e situazioni, attraverso le storie piccole e quotidiane e i ricordi personali e collettivi, la voce di Ori parla da un altro dove, quello dell'alterità e dell'ironica di illusione, di due occhi che osservano, due orecchie che ascoltano, un autore, infine, che prende nota, poi prende atto, fino alla pagina scritta, cosciente della propria alienazione e a questa teneramente affezionato, che scrive da una dimensione casalinga di complicità e conquistata, seppur momentanea, pacificazione. La materia variegata che il poeta dispone con sapiente eleganza è il risultato di un 'osservazione precisa in modo innato, originariamente inclinata verso un'analisi morale delle immagini subite, naturalmente orientata alla (laica) sacralità della vita domestica nelle sue manifestazioni più minute e circoscritte, ai flussi dei movimenti cittadini che accompagnano le narrazioni, ai comuni meccanismi che regolano lo spirito dell'uomo inteso come uomo qualunque, e che si autointende tale nel momento in cui dice io in senso più evidentemente autobiografico." (Dalla nota critica di Chiara Bernini).